In un settore ancora a prevalenza maschile come quello del real estate e delle costruzioni, la nuova ricerca presentata da JLL – “Empowering women in STEM: bridging the gap in real estate and construction” – evidenzia con dati concreti quanto sia urgente e strategico colmare il gender gap.
Se è vero che nel 2023 in Italia le donne rappresentavano il 60% dei laureati nei corsi scientifici, è altrettanto vero che, una volta entrate nel mondo del lavoro, la loro presenza si riduce drasticamente: solo il 16,8% delle donne tra i 25 e i 34 anni ha una laurea STEM e appena il 14% ricopre ruoli dirigenziali nel real estate. Un dato che fotografa con chiarezza la cosiddetta narrowing pipeline, il restringimento della partecipazione femminile ai vertici man mano che si avanza nella carriera.
La ricerca JLL non si limita a mappare lo squilibrio, ma mette in evidenza i benefici tangibili dell’equità: aziende con oltre il 30% di donne nel top management performano meglio dal punto di vista finanziario (fonte: McKinsey “Diversity Matters Even More”).
JLL Italia dimostra con i fatti che un cambiamento è possibile: il 55% della forza lavoro è composto da donne, con una presenza del 46,7% anche tra i ruoli manageriali. Ancora più significativo, in aree tecniche come il design e il project management, il 60% del personale è costituito da donne, che ricoprono il 58% delle posizioni senior. Risultati ottenuti grazie a politiche aziendali concrete: programmi di mentorship, workshop contro i bias, percorsi di leadership inclusiva.
“Il talento c’è, ma spesso viene ignorato per colpa di preconcetti – afferma Chiara Adam, HR Lead di JLL Italia – Il nostro impegno è rendere visibile ciò che è stato a lungo invisibile: il potenziale delle donne nel costruire il futuro del settore.”
Come Associazione Donne del Retail riconosciamo il valore di questi esempi e invitiamo tutte le imprese del comparto a considerare la diversity non solo come una questione etica, ma come un asset strategico per l’innovazione, la crescita e la sostenibilità.